PERCHÉ SI CHIAMA PARTITA IVA? (video a fondo pagina)

Significato del termine “partita iva”.
Iniziamo spiegando perché si chiama Partita Iva: per partita, nel linguaggio contabile, si intende una registrazione scritta su un libro contabile, mentre l’Iva è l’imposta sul valore aggiunto ed è un’imposta (di solito del 22%, tranne rari casi) che viene applicata su ogni fase della produzione e dello scambio di beni e servizi.
Quindi la partita Iva è sostanzialmente la registrazione dell’Iva che un’impresa o un lavoratore autonomo deve corrispondere all’erario.
A CHE COSA SERVE LA PARTITA IVA?

A cosa serve nel concreto la Partita IVA
Nel concreto la partita Iva è un codice di undici cifre che serve a identificare un’imprese o lavoratori autonomi e a registrarli presso l’Agenzia delle Entrate affinché possano dichiarare i propri guadagni, pagare le tasse e versare i contributi.
CHI DEVE APRIRE LA PARTITA IVA?

Chi deve aprire la Partita IVA?
Ma quindi chi deve aprire la partita Iva di preciso? Bisogna aprirla per forza o è una scelta opzionale? E soprattutto, come si fa? Rispondiamo subito a tutte queste domande!
Tendenzialmente, se lavori guadagni e non è hai un datore di lavoro che ti paga lo stipendio, sei definibile come lavoratore autonomo e se sei un lavoratore autonomo, prima o poi dovrai aprire la partita Iva.

Ecco quando si deve aprire la Partita IVA
Non sei obbligato ad aprire la partita Iva appena inizi la tua attività, ma la regola vuole che tu debba farlo non appena quest’attività assuma le caratteristiche di abitualità, continuità e professionalità.
È OBBLIGATORIO APRIRE LA PARTITA IVA?
Sintetizzando molto, si può dire che si è obbligati ad aprire la partita Iva essenzialmente in tre casi: se vuoi fare attività imprenditoriale, quindi se vuoi aprire una società di qualsiasi genere, se inizi un’attività commerciale o artigianale, ad esempio se vuoi aprire un e-commerce per vendere on line oppure se sei uno YouTuber che guadagna da questa attività (sì, perché, per quanto suoni strano, fare lo YouTube è considerata un’attività commerciale), oppure se sei un lavoratore autonomo che guadagna con continuità dalla professione che svolge, ad esempio fai il fotografo di matrimoni oppure fai il copyrighter e scrivi testi su commissione.

Categorie con obbligo di Partita Iva
Se rientri in una di queste categorie devi aprire per forza la partita Iva, ma farlo sarà meno complicato di quanto sembra, il tutto si riduce essenzialmente allo scegliere due cose importanti.
IL CODICE ATECO
La prima è scegliere il proprio codice Ateco, un codice di sei cifre che identifica e descrive il settore in cui operi e il tipo di attività che svolge.
Se ad esempio fai il fotografo, avrei un determinato codice Ateco che nello specifico ti qualificherà come libero professionista e dovrai aprire una partita Iva come tale.

Il codice ATECO
Se invece tu volessi aprire un e-commerce, avrai un altro specifico codice Ateco che ti qualificherà come commerciante e dovrai quindi aprire la partita IVA come ditta individuale e, in base a quello che venderai, dovrei iscriverti al Registro imprese, all’albo degli artigiani o alla Camera di Commercio.
In base al Codice Ateco scelto saprai anche a quale cassa previdenziale dovrei versare i contributi per la pensione e soprattutto quante e quali tasse dovrai pagare.
Una volta scelto il codice Ateco, dovrai anche scegliere il tuo regime fiscale; le opzioni sono essenzialmente due: il regime ordinario semplificato o il regime forfettario.
REGIME ORDINARIO SEMPLIFICATO
Con questo regime fiscale dovrai pagare l’IRPEF, un’imposta che aumenta progressivamente in base al reddito partendo da una percentuale minima del 23% fino ad una massima del 43%.

Regime Ordinario Semplificato: IRPEF + IVA
Oltre a questo chi ha il regime ordinario semplificato deve aggiungere l’Iva in fattura e pagarla all’erario ogni tre mesi.
SCARICARE LE SPESE
Questo regime fiscale permette anche di scaricare le spese inerenti alla propria attività, per esempio, se un idraulico ha incassato nel corso dell’anno 70.000€ e ha speso 2.000€ di attrezzi e materiali per lavorare, potrà scaricare queste spese e abbassare il proprio imponibile ovvero la cifra su cui si devono pagare le tasse.

Scaricare le spese con il regime ordinario semplificato
In questo modo l’idraulico pagherò IRPEF e contributi solo su 68.000€ invece dei 70.000 che ha incassato.
REGIME FORFETTARIO
Con il regime forfettario invece dell’Irpef si paga una cosiddetta imposta sostitutiva fissa del 15%, ma che per i primi cinque anni di attività (al verificarsi di specifiche condizioni) potrà essere addirittura solo del 5%.

Regime forfettario: Imposta Sostitutiva + zero IVA
Inoltre, al contrario del regime ordinario semplificato, il regime forfettario non deve incassare l’IVA, per cui potrà fare dei prezzi più competitivi ai propri clienti.
Purtroppo con il regime forfettario non è possibile scaricare direttamente nessuna spesa, in compenso si riceve una specie di sconto sulle tasse.

Scaricare spese con il regime forfettario
In pratica i costi dell’attività vengono stimati forfettariamente tramite un valore percentuale associato ad ogni tipologia di attività, detto coefficiente di redditività e si pagano le tasse solo su quella percentuale di fatturato.
Ad esempio un idraulico con il forfettario, che ha un coefficiente di redditività dell’86%, pagherà le tasse solo sull’86% di quello che ha guadagnato in quell’anno.

Alcuni requisiti per il Regime forfettario
Per poter accedere al regime forfettario e mantenerlo però, è necessario soddisfare alcuni requisiti, tra i quali il non aver fatturato più di 85.000€ come lavoratore autonomo nel corso dell’ultimo anno fiscale e non avere una retribuzione annua lorda superiore a 30.000€ da reddito dipendente.
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AUTORE: Sacha Dominis
DISEGNI: Mel Zohar
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